L’ ISPAT (Invest­ment Sup­port and pro­mo­tion Agen­cy of Tur­key) in SMS Engi­nee­ring — mar­te­dì 7 dicem­bre 2010

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Lune­dì 29 novem­bre 2010, il Dott. Ange­lo Iasel­li, Rap­pre­sen­tan­te dell’ ISPAT (Repub­blic of Tur­key Pri­me Mini­stry) ha visi­ta­to la sede par­te­no­pea del­la SMS Engi­nee­ring al fine di valu­ta­re con il respon­sa­bi­le dell’ Inter­na­zio­na­liz­za­zio­ne, ing. Mas­si­mi­lia­no Cane­stro, le moda­li­tà di inve­sti­men­to e di aper­tu­ra di nuo­vi inse­dia­men­ti per le PMI Cam­pa­ne in Tur­chia. Ha par­te­ci­pa­to ai lavo­ri anche Alfon­so Tor­na­to­re in rap­pre­sen­tan­za del­la BIT4ID. In Ita­lia l’economia indu­stria­le si è svi­lup­pa­ta in fun­zio­ne ed attor­no al feno­me­no del­le PMI. L’insufficienza del capi­ta­le a dispo­si­zio­ne del­le PMI e la ecces­si­va fram­men­ta­zio­ne del tes­su­to pro­dut­ti­vo richie­do­no la valu­ta­zio­ne di nuo­ve occa­sio­ni di svi­lup­po, nel­le qua­li il pro­fit­to sia ripar­ti­to equa­men­te fra impren­di­to­ri, azio­ni­sti, finan­zia­to­ri e fisco in una visio­ne di assem­blag­gio stra­te­gi­co. Dopo la nasci­ta a Bru­xel­les nel novem­bre 2006 del Made in for Trans­pa­ren­cy”, la pro­du­zio­ne del Made in Ita­ly non può esse­re delo­ca­liz­za­ta ; per­tan­to la prin­ci­pa­le sfi­da è il ripo­si­zio­na­men­to com­pe­ti­ti­vo ver­so set­to­ri e pro­du­zio­ni a mag­gior valo­re aggiun­to e, se pos­si­bi­le, a più ele­va­to con­te­nu­to tec­no­lo­gi­co. Un model­lo com­pe­ti­ti­vo per una via ita­lia­na alla glo­ba­liz­za­zio­ne potreb­be esse­re il pas­sag­gio da una situa­zio­ne in cui i fon­da­men­ti del­la com­pe­ti­ti­vi­tà sta­va­no nel­la mac­chi­na pro­dut­ti­va ad un’altra in cui sono impre­se ter­ze a gio­ca­re una par­te fon­da­men­ta­le per rico­strui­re le basi di una nuo­va com­pe­ti­ti­vi­tà, basa­ta su reti com­mer­cia­li e su pun­ti ven­di­ta e mira­ta alla pene­tra­zio­ne ed al radi­ca­men­to sui mer­ca­ti este­ri. Infat­ti il pro­ble­ma non è la pro­du­zio­ne, anche se rea­liz­za­ta da miria­di di pic­co­le impre­se, ma pro­prio la man­can­za del mer­ca­to, che diven­ta anco­ra più dif­fi­ci­le da supe­ra­re per chi non è in gra­do di con­se­gui­re una mas­sa cri­ti­ca inte­res­san­te per un buon distri­bu­to­re di un Pae­se este­ro. Il pro­ces­so di aper­tu­ra dei mer­ca­ti costi­tui­sce una sfi­da pro­fon­da ma al tem­po stes­so un’opportunità di tra­sfor­ma­zio­ne ; il solo con­te­ni­men­to dei costi di pro­du­zio­ne o del­la mano­do­pe­ra non è una solu­zio­ne all’esigenza di pre­si­dia­re i mer­ca­ti stra­te­gi­ci : biso­gna costi­tui­re del­le piat­ta­for­me com­pe­ti­ti­ve per poter meglio resi­ste­re alla con­cor­ren­za stra­nie­ra e rac­co­glie­re le oppor­tu­ni­tà offer­te dal­la cre­scen­te inte­gra­zio­ne dei mer­ca­ti. Una del­le solu­zio­ni (siste­ma­ti­ca ed in alcu­ni set­to­ri strut­tu­ra­le) potreb­be esse­re quel­la di sol­le­va­re le pic­co­le impre­se dal lavo­ro di pene­tra­zio­ne dei mer­ca­ti, dele­gan­do que­sta atti­vi­tà a gran­di strut­tu­re, così come è avve­nu­to all’E­ste­ro anche con rife­ri­men­to alla respon­sa­bi­li­tà socia­le del­l’im­pre­sa. Que­sto lavo­ro potreb­be esse­re svol­to da socie­tà com­mer­cia­li indi­pen­den­ti (tra­ding o cen­tra­li di ven­di­ta) che acqui­ste­reb­be­ro dai pro­dut­to­ri ita­lia­ni e ven­de­reb­be­ro i pro­dot­ti Made in Ita­ly sui mer­ca­ti este­ri. Chia­ra­men­te il lavo­ro sareb­be impo­sta­to caso per caso su basi con­trat­tua­li e lega­te ai varie­ga­ti set­to­ri del­le impre­se inte­res­sa­te. Que­ste socie­tà, gesti­te da mana­ger indi­pen­den­ti, con­sen­ti­reb­be­ro di delo­ca­liz­za­re la fun­zio­ne com­mer­cia­le (che man­ca alle PMI) e non il siste­ma pro­dut­ti­vo esi­sten­te, con van­tag­gi anche per il dia­lo­go con le par­ti socia­li. Con la mas­si­ma tra­spa­ren­za nei con­fron­ti del Fisco, que­ste piat­ta­for­me com­pe­ti­ti­ve potreb­be­ro esse­re allo­ca­te nei Pae­si cd vir­tuo­si, che offro­no anco­ra ali­quo­te di tas­sa­zio­ne intor­no al 10% per gene­ra­re auto­fi­nan­zia­men­to (allo sta­to attua­le sono nati con­sor­zi o allean­ze limi­ta­te alla comu­ni­ca­zio­ne nei set­to­ri : ali­men­ta­re, abbi­glia­men­to, acces­so­ri nau­ti­ci, arre­da­men­to). Que­sto tipo di inter­na­zio­na­liz­za­zio­ne non impo­ve­ri­rà il nostro tes­su­to eco­no­mi­co ed impren­di­to­ria­le, ma lo tra­sfor­me­rà in modo simi­le a quan­to è acca­du­to e tut­to­ra avvie­ne in Pae­si di più lun­ga tra­di­zio­ne indu­stria­le ; inol­tre, appor­te­reb­be indi­ret­ta­men­te cul­tu­ra spe­cia­li­sti­ca alle PMI ed ai loro con­su­len­ti. La cul­tu­ra d’im­pre­sa assu­me oggi un ruo­lo fon­da­men­ta­le se inte­sa come saper agi­re per com­pe­te­re nel futu­ro, piut­to­sto che come saper sfrut­ta­re al meglio la pro­pria tra­di­zio­ne e storia.

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